sabato 7 aprile 2012

Il Giorno della Civetta

Il libro “il giorno della civetta” è stato scritto da Leonardo Sciascia. Parla del problema della mafia in Sicilia, nel Sud dell’ Italia.
Leonardo Sciascia nasce in una provincia di Agrigento nel 1921;
è stato uno scrittore, saggista, giornalista, politico, poeta, sceneggiatore e drammaturgo italiano.
Nei suoi scritti ha parlato molto del problema della mafia, dei suoi delitti e delle collusioni con il potere politico che denuncia con la sua vena narrativa.
Leonardo Sciascia muore a Palermo nel 1989.

Vicenda:
Un presidente di una piccola impresa edilizia,Salvatore Colasberna,viene ucciso in piazza Garibaldi, mentre sale sul pullman per Palermo.
All'arrivo dei carabinieri, i passeggeri si allontanano, l'autobus resta vuoto e rimangono soltanto l'autista e il bigliettaio, che comunque, di fronte alla divisa, non riconoscono il morto e non si ricordano chi fossero i passeggeri. Il venditore di panelle, rimasto a terra al momento del delitto è scomparso. Un carabiniere lo trova all'ingresso della scuola elementare mentre vende i suoi prodotti e lo accompagna dal maresciallo. Ma neanche lui sa nulla, anzi, dice di non essersi accorto nemmeno dello sparo. Dopo due ore di interrogatorio il panellaro ricorda che, all'angolo tra via Cavour e piazza Garibaldi, verso le sei, le sei e trenta, ha sentito partire due spari provenire da un sacco di carbone situato vicino al cantone della chiesa. Le indagini vengono affidate al capitano Bellodi, che non condivide, il clima di omertà che caratterizza la Sicilia e i suoi abitanti. 



Bellodi intanto interroga un confidente, un certo Calogero Dibella, e ricava una pista che si rivela falsa, ma in compenso riesce a sapere il nome di Saro Pizzuco, che si rivelerà utile per le indagini. Il nome del presunto killer, un certo Diego Marchica, viene dato a Bellodi dalla moglie di Paolo Nicolosi, un potatore scomparso e certamente ucciso per aver riconosciuto l'assassino. Bellodi scopre nel fascicolo investigativo di Marchica che è un noto sicario.
Bellodi trova una fotografia che lo ritrae insieme a don Calogero Guicciardo e all'onorevole Livigni. Nel frattempo Calogero Dibella viene assassinato e Bellodi ottiene che Marchica, Pizzuco e il padrino don Mariano Arena vengano fermati, ma l'interrogatorio si risolve in un nulla di fatto. I giornali fanno molto clamore e pubblicano le foto di Arena insieme a Mancuso. Questo fatto porta a un dibattito in Parlamento al quale partecipano anche due anonimi mafiosi e alcuni onorevoli e durante il dibattito un sottosegretario dichiara che la mafia esiste solamente “nella fantasia dei socialcomunisti”. Bellodi, che intanto era andato a Parma poiché gli era stata imposta una vacanza, legge sui giornali che il castello provatorio è stato smantellato grazie ad un alibi di ferro costruito da rispettosissimi personaggi per il Marchica. Quando sembrava essere stato svelato sulla realtà mafiosa viene cancellato e la tesi viene sostituita con quella di un delitto passionale. Don Mariano viene scarcerato. Con i pensieri e l'ultima affermazione di Bellodi il romanzo si chiude: “Bellodi si sentiva come un convalescente: sensibilissimo, tenero, affamato. Al diavolo la Sicilia, al diavolo tutto. Rincasò verso mezzanotte, attraversando tutta la città a piedi. Parma era incantata di neve, silenziosa, deserta. "In Sicilia le nevicate sono rare" pensò: e che forse il carattere delle civiltà era dato dalla neve o dal sole, secondo che neve o sole prevalessero. Si sentiva un po' confuso. Ma prima di arrivare a casa sapeva, lucidamente, di amare la Sicilia e che ci sarebbe tornato. "Mi ci romperò la testa" disse a voce alta.”

I personaggi:
I personaggi sono diversi; il principale è certamente Bellodi poi vengono tutti i protagonisti del caso che Bellodi sta seguendo.

Ambientazione:    
La vincenda si svolge nel 1970 circa nei pressi della Sicilia; i personaggi perlopiù si muovono nel luogo dell’assassinio e nella questura.

Stile:
L’autore usa uno stile molto complesso, il discorso articolato è poco comprensibile a causa dei termini dialettali;  la lettura risulta molto pesante.
Per questo il libro non mi è piaciuto anche se mi ha aiutato a riflettere di più sulla mafia.

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